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Letteratura 2014

Francesco Piccolo

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1 agosto 2014
ore 21.30

P.za della Marchesa

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Scrittore e sceneggiatore di successo, Francesco Piccolo, in conversazione con Rena­to Minore, presenta il suo ultimo romanzo nel quale racconta la storia recente del no­stro Paese, dimostrando la difficoltà del matrimonio tra la vita privata e quella pubblica.

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Letteratura 2014

Kikuo Takamo L’infiammata assenza Poesie

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luglio 2014

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di Kikuo Takano, Edizioni Del Leone
una produzione della Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture

 

Il cuore sarà la bilancia
su cui pesare il cielo, l’invisibile cielo?
Mettendo il cielo sopra un piatto,
la parola sull’altro,
aspetto che l’ago si fermi,
tormentando la parola.

Kikuo Takano

La Sezione Letteratura di Castelbasso Progetto Cultura sviluppa il tema della manifestazione estiva 2004 incentrato sul rapporto Occidente-Oriente e sulla contaminazione tra le due culture, così feconda di esiti nei vari campi delle espressioni artistiche. Nell’ambito di questo contrappunto culturale la presenza a Castelbasso di Kikuo Takano, poeta giapponese tra i più importanti del XXI secolo (scomparso nel 2006), candidato al premio Nobel, è stato un “acuto sommesso”, proprio nello stile dell’artista, che ha toccato le corde sensibili degli amanti della poesia. Le opere di Kikuo Takano sono state tradotte in Cina, negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Francia e anche in Italia, dove il poeta, per mezzo delle traduzioni di Yasuko Matsumoto e Paolo Lagazzi, comincia ad essere amato, come anche nel resto d’Europa. Ed è importante segnalare come anche nel mondo Internet, specie nei cosiddetti “blog”, delle poesie che i giovani si scambiano e si dedicano molte sono quelle di Takano. Nel poeta giapponese, infatti, si percepiscono le inquietudini del nostro tempo. Figlio della cultura zen per cui niente è durevole, niente ha consistenza e niente è sostanziale, mentre l’essenza più profonda della realtà è la “vacuità” perché priva di ogni forma determinata che la condizionerebbe e limiterebbe, Takano ha arricchito, e di conseguenza influenzato il suo patrimonio culturale, con la frequentazione dell’esistenzialismo occidentale. Martin Heidegger, infatti, gli sottolineava la necessità e la convinzione appassionata della necessità di comprendere l’essere partendo dall’esserci (l’uomo), pur nella certezza della morte e della mancanza di significato dell’esistenza, mentre Karl Jaspers gli lasciava intravedere un’alterità trascendente, una totalità infinita, ma proprio per questo inconoscibile. Ma Takano non demorde. “Dovevo evocare ripetutamente scrivendo chi ha posto sulla terra tutti gli esseri, tutto ciò che esiste. Dovremmo forse chiamarlo l’Essere o l’Ente? Oppure Dio? O forse la parola o il nulla assoluto e semplicemente la trascendenza o l’onnicomprensività? Il problema, in altre parole, è come chiamare l’anima che crede in Dio, come quella che non ci crede… La mia ricerca tende continuamente alla trascendenza che è fondamento della parola e della ragione.” Una ricerca che sconta un altro limite, quello della parola. Come per Heidegger, il patrimonio di parole di cui l’uomo dispone, con le sue regole grammaticali, sintattiche e logiche, pone dei limiti invalicabili a ciò che il poeta può dire. Di qui il suo “tormentare la parola” affinché essa sia pari alla trascendenza, bilanci il significato del cielo. Takano, comunque, pur ponendosi ancora e sempre interrogativi sul mondo e sul senso dell’esistenza, non dimentica mai gli esseri concreti: uomini animali, fiori, foglie. Forse non gli è estraneo quanto afferma un personaggio de “I Fratelli Karamazof” di Dostoevskij: “Dobbiamo amare la vita più del suo significato”. Così se la poesia di Takano viene senz’altro dal buddismo zen, non possono non essere rilevate in essa delle risonanze cristiane: in un certo senso si potrebbe dire che il poeta giapponese è un mistico laico in cui la tensione esistenziale si raccorda con valori quali la pazienza, l’attenzione, l’ascolto, e non dimentica che non c’è verità e bellezza senza giustizia, senza condivisione della nostra umanità. La qualità poetica di Takano risuona dell’eleganza classica dello haiku, il componimento classico giapponese, pur non rispettandone la forma. Nelle sue poesie, infatti, si trovano la limpidezza sognante e incantata della lingua, il sentimento mistico della bellezza racchiusa nella povertà (“una povertà capace di bellezza”, secondo il critico Shuso Yachi), il senso del mistero insondabile della vita. Anche le parole più semplici di Takano irradiano il senso sottile di una tensione, il pathos di una domanda. La sua lingua si schiude sempre in un altrove: e mentre dipinge con brevi tratti il mondo, sempre allude a ciò che lo trascende. La lirica orientale attrae e affascina, nei suoi generi classici come il tanka e lo haidu, per la loro essenzialità e la loro magia. Essa appartiene a una cultura tanto profonda quanto estranea alla nostra, tale cioè da risultare per molti aspetti ardua, o impossibile da penetrare nell’insieme della sua complessità. Takano riesce, però, d’incanto, a far apparire quasi famigliare una realtà così lontana, una sensibilità estetica che ha ben altre origini dalla nostra. I suoi legami con poeti e pensatori occidentali gli consente, infatti, di muoversi tra vissuto e trascendenza, tra ombra e ascensione luminosa, tra dimensione minima dell’esperienza e spinta al senso vivo della vastità. Come scrive Paolo Lagazzi, suo traduttore insieme a Yasuko Matsumoto, Takano ha il merito incomparabile di aver saputo realizzare un “incrocio quieto e ardente tra verticalità e pacatezza… tra tensione metafisica e quotidianità.”
Takano a Castelbasso ha testimoniato la possibilità d’incontro e di reciproco arricchimento di culture diverse. Egli è stato protagonista di un reading poetico in cui un attore ha recitato e un mezzosoprano (la stessa Matsumoto) ha cantato alcuni suoi testi (musicati in Giappone da famosi compositori). Così la poesia ha ritrovato l’oralità della sua origine: il suo respiro, il suo sangue, la sua linfa, il suo batticuore. Tutto ciò che l’ha animata per tempi incalcolabili prima dell’avvento della scrittura. I poeti, come ha detto benissimo Paul Zumthor, tra i massimi studiosi di letteratura medioevale, “vivono nello spazio della scrittura come in esilio, e aspettano sempre qualcuno in grado di liberarli, di restituire le loro parole al respiro del mondo, agli spazi ariosi e concreti dell’ascolto diretto”. Come è stato possibile a Castelbasso.

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Il libro, presentato a Roma il 5 dicembre 2005, nasce dal desiderio di Osvaldo Menegaz, che ha conosciuto e ospitato Kikuo Takano in Abruzzo durante il Festival “Castelbasso Progetto Cultura”, di sostenere e promuovere la pubblicazione dell’ultima opera dello scrittore, L’infiammata assenza, le cui parole si concentrano sul senso dell’essere e sulla metafisica della vita, analizzando le inquietudini del nostro tempo. Figlio della cultura zen per cui niente è durevole, niente ha consistenza e niente è sostanziale, mentre l’essenza più profonda della realtà è la vacuità perché priva di ogni forma determinata che la condizionerebbe e limiterebbe, il poeta giapponese ha poi arricchito il proprio patrimonio culturale con la frequentazione dell’esistenzialismo occidentale.

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In occasione del decennale dalla morte del grande poeta giapponese, l’Istituto Italiano di Cultura a Tokyo organizza la conferenza, con concerto, dal titolo “L’infiammata assenza. Omaggio al poeta Kikuo Takano”. L’evento intende riproporre in musica i versi del poeta, molto amato anche in Italia, a partire dal suo ultimo testo, “L’infiammata assenza”, edito nel 2005 grazie al sostegno di Osvaldo Menegaz, Presidente della Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture.

Interverranno:
Renato Minore, giornalista e critico letterario
Yasuko Matsumoto, traduttrice
Osvaldo Menegaz, Presidente della Fondazione Malvina Menegaz
Luigi Ceri, musicista
Sergio Allegretti, poeta e letterato

Informazioni:
ore 17.30
Istituto Italiano di Cultura di Tokyo
2-1-30 Kudan Minami, Chiyoda-ku, Tokyo 102-0074
Tel: 81-(0)3-3264-6011
e-mail: iictokyo@esteri.it

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Poeta e matematico, Kikuo Takano (1927- 2006) cominciò a scrivere poesie a ridosso della Seconda guerra mondiale, con il Giappone alle prese con la più tragica di – sfatta della sua storia. L’esperienza di quella guerra, e delle bombe su Hiroshima e Nagasaki, non lo abbandonerà mai; per certi versi fu anzi all’origine della sua attività poetica, come se sentisse le parole scaturire proprio da quel disastro, le “schegge verbali” accanto “alle macerie della città devastata”. Pubblicò la sua prima raccolta, Koma (La trottola), nel 1957, cui fecero seguito L’esistenza, Tenebre come tenebre e Raccolta di poesie. Agli inizi degli anni Settanta approfondì le proprie ricerche nel campo della matematica, ottenendo risultati importanti e scoprendo formule che portano ancora oggi il suo nome. La sua ultima raccolta, Per incontrare, risale al 1995, mentre dell’anno successivo è la sua prima antologia italiana, L’anima nell’acqua, a cura di Massimo Giannotta e Yasuko Matsumoto. Nel 1998, su invito di Daniele Cavicchia, venne in Italia in occasione del festival di Pescocostanzo ‘Moto Perpetuo’, lasciando per la prima volta il suo Giappone. Fu questo l’inizio di un rapporto del tutto privilegiato con il nostro paese, che produsse fra l’altro tre nuove antologie, sempre grazie a Yasuko Matsumoto: in collaborazione con Paolo Lagazzi (Secchio senza fondo, 1999 e Nel cielo alto, 2003), e in collaborazione con Renato Minore e la Fondazione Malvina Menegaz (L’infiammata assenza, 2005).