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Tutti i giovedì e venerdì dal 26 luglio al 7 settembre
ore 21.30
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VISITATORI
Partendo da un maestro come Giorgio Morandi (1890 – 1964) e dal concetto di differenza e ripetizione ribadito dall’omonimo saggio di Gilles Deleuze (1968), la mostra arriva all’originale interpretazione di un’altra figura fondamentale, Vincenzo Agnetti (1926 – 1981). Attraverso questo accostamento inedito il progetto, intitolato “GIORGIO MORANDI – VINCENZO AGNETTI: differenza e ripetizione”, vuole illustrare, attraverso un display espositivo eccentrico, la produzione di due artisti secondo una prospettiva concettuale eterodossa.
Dagli anni Cinquanta, proprio attraverso le serie, Giorgio Morandi abbandona l’idea di capolavoro. L’artista persegue pragmaticamente, all’interno della pittura e di un genere storico come la natura morta, la morte dell’aura, perché non crede più che il reale, molteplice e discontinuo, soggetto alla posizione relativa dell’osservatore e alle scelte arbitrarie del pittore, possa ancora essere rappresentato con un atto emblematico e unitario.Lavorando attraverso le serie Morandi varia la composizione degli oggetti, le proporzioni della tela, il punto di vista dello spettatore, l’inquadratura come campo delimitante. Proprio con questo sistema di variabili, con tutte le possibilità e le contraddizioni che esso contiene, Morandi pensa di poter esprimere la sua ricerca ossessiva di una bellezza assoluta.
Di differente timbro ma fedele ad una linea analitica rigorosa e poetica si sviluppa il precipitato linguistico di Vincenzo Agnetti. L’opera d’arte non può consistere se non nella funzione di traccia di pensiero, se non nel suo essere pura apertura al pensare stesso. Il rapporto tra parola e immagine si riconduce a un legame in chiave epistemologica tra filosofia e matematica. Per questo l’artista sceglie il linguaggio verbale come veicolo principale e a un tempo come oggetto di analisi, perché il linguaggio è il tramite più diretto della comunicazione del pensiero, ma anche il più ambiguo. La rappresentazione viene ricondotta all’astrazione, quella cioè di un universo descritto attraverso l’oggettività e la purezza di dati numerici.
La mostra a Castelbasso si articola fra opere su tela, acquerelli, disegni e fotografie dei due maestri riguardanti tematiche loro connotative che si sviluppano come una sorta di teoria infinita per i diversi ambienti di Palazzo De Sanctis. Quella che si dipana è una linea ideale che dimostra in maniera analitica la variazione dei moduli compositivi delle nature morte del primo e degli interventi sul linguaggio dell’altro, secondo una indagine strutturale serrata e dallo estremo rigore concettuale.
Giorgio Morandi
Giorgio Morandi nasce il 20 luglio 1890 a Bologna. Dimostra una precoce predisposizione artistica e nel 1907 all’Accademia di Belle Arti della sua città dove entra in contatto con Osvaldo Licini e Severo Pozzati, suoi compagni di corso. Morandi forma il suo linguaggio interessandosi ad artisti d’oltralpe come Cézanne, Henri Rousseau, Picasso e André Derain ma anche ai grandi della tradizione italiana: nel 1910, durante un viaggio a Firenze, ha l’occasione di ammirare le opere di maestri come Giotto, Masaccio e Paolo Uccello. Morandi accosta la sua sensibilità artistica anche alle tecniche incisorie dal 1912, quando realizza la sua prima acquaforte. A Grizzana, luogo di vacanza scelto dalla famiglia nel 1913, il giovane artista inizia a dipingere i suoi Paesaggi. Durante il suo periodo vicino alla poetica futurista (1913-14) comincia l’attività espositiva con una mostra all’Hotel Baglioni di Bologna (1914). Ben presto però se ne discosta, rimanendo invece affascinato da Giorgio de Chirico e Carlo Carrà: le sue prove metafisiche, circa una decina, risalgono al 1918-19 e sottolineano l’importanza della sua figura per il movimento. Seppur entrato in contatto con la rivista “Valori Plastici” inizia un suo personale ductus, come dimostrano le diverse partecipazioni alla Biennale di Venezia (1928, 1930 e 1933), alla Quadriennale di Roma (1931, 1935) e a numerose altre esposizioni in Italia e all’estero ricevendo prestigiosi premi. Nel 1939 esplode il ‘caso Morandi’ a Roma, alla terza edizione della mostra romana dove è presente con una intera sala ma si classifica secondo. Dalla sua l’artista ha studiosi di valore, quali: Roberto Longhi, Cesare Brandi, Giulio Carlo Argan, Giuseppe Marchiori e Duilio Morosini. Le celeberrime bottiglie, i fiori e i paesaggi, sono tra i soggetti quotidiani prediletti dall’artista, raffigurati attraverso una tangibile intimità ed un costante equilibrio nella composizione e nei toni di colore. Per la sua fama oramai internazionale, nel 1948 gli viene conferito il Premio alla pittura alla biennale veneziana e lo stesso conferimento viene confermato dalla Biennale di San Paolo nel 1953 (incisione) e nel 1957. Giorgio Morandi muore nella sua Bologna il 18 giugno 1964.
Vincenzo Agnetti
Vincenzo Agnetti nasce a Milano nel 1926, città in cui frequenta la Scuola del Piccolo Teatro e dove si diploma all’Accademia di Brera. Esordisce a metà degli anni Cinquanta in ambito informale e si cimenta sin dagli esordi nella poesia. Nel 1959 collabora con Enrico Castellani, Piero Manzoni e Agostino Bonalumi alla rivista e al gruppo Azimuth. Nel 1962, e fino al 1967, si trasferisce in Argentina dove lavora nell’ambito dell’automazione elettronica. Al suo rientro tiene a Palazzo dei Diamanti di Ferrara la sua prima personale ma affianca sempre una intensa attività di saggista, scrittore e teorico (nel 1968 per Vanni Scheiwiller pubblica infatti Obsoleto, un romanzo sperimentale della collana Denarratori). Negli anni ’70 le sue ricerche divengono sempre più coerenti e, assieme a Manzoni, definisce i contorni di un concettualismo italiano che evade dal rigore tautologico e dall’aspetto asettico di molta produzione lui contemporanea. Il concettualismo di Agnetti, già nelle personali successive alla Galleria Blu di Milano (1970) e Francoise Lambert a Milano (1972), si orienta verso forme, immagini e contenuti più personali, di matrice pessimistica e esistenzialistica, attraverso una analisi antropologica del linguaggio e a tratti esprimendo sensazioni di alienazione, afasia e incomunicabilità, ad esempio nella serie di opere Sei Villaggi Differenti (1974) o nella sua Autotelefonata (1972).
Nel ’75 si trasferisce a New York, apre uno studio a Manhattan dove comincia a collaborare con il gallerista Ronald Feldman ma sempre nel ’75 espone il lavoro Gli eventi precipitano alla Galleria Sonnabend di Parigi.
Importanti mostre personali si succedono tra il 1979 e il 1980: dallo Studio Torelli di Ferrara all’Istituto Italiano di Cultura di New York; da La lettera perduta a Palazzo Grassi di Venezia a Franco Toselli di Milano; dal PAC Milano a Dopo le grandi manovre alla Pero Arte Contemporanea sempre nella città meneghina fino a O.P.E.N. alla Galleria Emilio Mazzoli di Modena. Nel 1981 presenta i suoi ultimi lavori, ossia le note photo-graffie alla Galleria Bruna Soletti di Milano. Agnetti muore a Milano il 1° Settembre del 1981.
Fra gli altri, hanno scritto di lui: Renato Barilli, Achille Bonito Oliva, Paolo Fossati, Daniela Palazzoli, Tommaso Trini e Giorgio Verzotti.
“L’opera che “suggerisce” si realizza ogni volta carica degli apporti emotivi ed immaginativi dell’interprete.”
Umberto Eco, Opera Aperta
“Questa è arte?” Molto spesso accade che le persone percepiscano il linguaggio dell’arte contemporanea come ostico e difficile da comprendere.
Prendendo in prestito il titolo del famoso libro di Umberto Eco, gli incontri “Opera aperta” vogliono invece avvicinare il pubblico, specializzato e non, all’arte contemporanea cercando di mediarne i contenuti senza banalizzarli. Attraverso letture, video e curiosità, i visitatori approcceranno in maniera attiva alle opere e agli artisti presenti in mostra, scoprendo così una ricchezza di contenuti e pensieri inaspettati.
Attività gratuita con il biglietto di ingresso alle mostre
Tutti i giovedì ore 21.30 visita guidata alla mostra Fondazione Malvina Menegaz. Storie e opere
Tutti i venerdì ore 21.30 visita guidata alla mostra Morandi e Agnetti. Differenza e ripetizione
Sabato e domenica visite guidate su richiesta
Info e prenotazioni
Tel 0861.508000 – info@fondazionemenegaz.it